Scattata a Burano, 2005 |
All’inizio, quando amiamo veramente una persona, la nostra più grande paura è che smetta di amarci. Ciò che invece dovrebbe davvero terrorizzarci è che non smetteremo mai di amarla. (Gregory David Roberts, Shantaram)
Questa è la frase che Luca Bianchini ha scelto di anteporre al racconto di Giacomo e Rafael, di Elena, di Frida e Tamara (‘Siamo solo amici’, Mondadori).
Giacomo, e il quaderno dove lui, il portiere dell’Abbadessa, annota le sue considerazioni sugli ospiti della locanda; dove confessa l’inaccettabile, per accettarlo – scrivendolo: a se stesso, ma anche a chi, in fondo, spera legga quelle parole nascoste che bramano la luce.
Elena, balzata fuori - per un attimo, giusto il tempo di finire il capitolo - dalla ‘commedia dell’arte piccolo torinese’… un mondo laccato da cui in fondo non si vuole uscire, anche se fuori, là fuori, c’è l’Amore ad attenderti, a bramarti, a vivere per quell'atto di coraggio che mai sarai capace di fare.
Frida, che il nome aveva disegnato nella mia mente con i tratti e l’estro della pittrice messicana che, da bambina, disegnava una porta sui vetri appannati per poterne uscire con l'immaginazione… e invece? Frida assomiglia a Gesù.
Rafael e Tamara sono le chiavi di volta di un palcoscenico dove tutto sembra dover restare immobile giorno dopo giorno, anno dopo anno.
Sono loro ad avere il coraggio di agire senza rispettare il copione: sono loro a capire che si può essere felici, e a essere d’esempio a tutti gli infelici del romanzo.
Finalmente un Capodanno degno di questo nome, all’apice della felicità, quella vera, vissuta, quella che ‘puoi provare solo a cose fatte’, non quella che sogni nella frustrante solitudine dei voli pindarici che resteranno sempre e solo fantasie alate…
Luca scrive che ‘ci sono notti nate per non essere dormite’ : il suo è un libro scritto per essere letto, alla ricerca di quelle risposte che forse non risolveranno tutti i problemi della nostra vita, ma che di certo ci daranno l’illusione che le cose possono cambiare, anche i desideri.
Amina
5 commenti:
recensione in punta di penna, non mi stupirei se vergata con una stilografica prima di traslarla sul computer, sottile, sfaccettata, venata di sana malinconia, fa venire voglia di leggerlo, anche per quel compiaciuto "avrei voluto scriverlo io" che si legge tra le righe.
ho letto d'un soffio il tuo commento al mio racconto, caro Anonimo: intenso, ficcante, 'inner inside' che scuote e stupisce, gratifica e stimola a scrivere ancora ancora ancora... grazie, la stilografica è un regalo che mi farò al prossimo traguardo importante*
Amina
Finito di leggere stanotte. Naturalmente mi è piaciuto moltissimo, ma io sono di parte, adoro Luca.
il protagonista Giacomo ha molte cose in comune con l'autore, apparentemente timido, beneducato, distinto, risoluto, discreto..
Mi è dispiaciuto per Elena, povera, non so se meritava la sconfitta.. Rafael fortissimo!
A me è venuta voglia di tornare a Venezia.. E a Voi?
Corrado
Siamo dalla stessa parte, Corrado, adoro Luca. Ho ritrovato qualcosa di me in Giacomo, e molto di quello che fu 'il mio ingegnere' in Elena... forse è per questo che non ho provato alcuna compassione per lei, a cui la vita aveva offerto una possibilità di vivere l'Amore per il sentimento che è e non solo come strumento delle convenzioni sociali, così radicate in una città aristocratica come Torino (che amo follemente)!
Ho vissuto vicino a Venezia per anni... non l'ho mai amata troppo, se non per brevi gite in cui cercavo di evadere dai miei pensieri... che ritrovavo puntualmente nascosti tra le calli...
Senti, ma secondo te è stato un caso che ci trovassimo sedute vicine, ed io stessi leggendo il libro di Luca? Di tutti i libri e le montagne possibili, proprio lì,quel giorno.(e che giorno...quella domenica..)
no, perchè, a questo ho pensato leggendo questo tuo bel post!
baci!!..e a presto ;-)
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