venerdì 5 marzo 2010

]A[


A, si chiama così lei.

Il suo stato d’animo lo senti dai passi. Dal procedere, dal peso dei suoi passi.

Musica senza parole. Né note, né silenzi.

Né pieno, né vuoto. È il loro contrappunto.

Eccola la musica. Lunghezza che si fa distanza. Distanza che si fa lunghezza.

E straccia la griglia delle polarità: le allontana e le avvicina.

I suoi occhi, ad esempio. No, non è lo sguardo. È il battito. Il ritmo. Lei è tutta lì.

Dagli occhi alle guance alle labbra: senza contorni.

Curve, anche cromatiche; non scalini.

Ecco.

Le persone seguono uno spartito.

Lei ci scarabocchia sopra.

Semplice, segue la sua personalità. Il suo estro.

Ondivaga come una sirena.

Leggera come una foglia. Che si lascia andare.

Tra un’onda e l’altra.

Lei, anello di congiunzione di quel mare.

Un mare compreso tra quadre, rovesciate, che chiudono e schiudono il nostro cerchio.


di A. Di Sapio, edita in Parvenu - bimestrale di cultura e umanità varia - Anno 1 Numero 0 - 1° febbraio 2008: http://www.compagniadelsigillo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=50&Itemid=88
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Foto dell'opera 'La Lettera A' di Joanperre Massana (2004)

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A volte sento nel cuore una felicità inspiegabile: non ne ravvedo il motivo scatenante, zampillo gioia come una fontana che guarda al cielo. Io ho un SOGNO, che è più di niente.