mercoledì 23 giugno 2010

Sìamo Milano, di Fabio Novembre


Siamo Milano, si amo Milano!

Siamo Milano!
E’ impossibile negarlo, è importante riconoscerlo.
Una città senza i suoi abitanti è come un corpo senza vita e noi siamo il soffio vitale che anima lo spazio fisico identificato da 2600 anni come Milano.
Trattandosi di spazio fisico, ancora di più vale il diritto di terra su quello di sangue ed è per questo che milanesi si diventa, non si nasce.
Decidere di trascorrere il breve intervallo della propria vita in un luogo piuttosto che in un altro equivale a un atto d’amore consapevole che stabilisce un legame profondo con quella terra scelta per mettere nuove radici.
Se nella prima fase della vita, divenuti autonomi, si spicca il volo per conoscere il mondo e se stessi, nella seconda si decide di mettere a frutto la conoscenza acquisita per lasciare il proprio contributo in quanto parte del tutto.
Si passa dal nomadismo alla stanzialità.
E’ così che la città diventa un diagramma cartesiano su cui stabilire le coordinate degli affetti, una ragnatela emotiva tessuta giorno dopo giorno con la paziente ritualità dei gesti quotidiani.
Le consuetudini trasformano lo stupore in familiarità, l’innamoramento in amore.
Forse è per questo che si-amo Milano.
Ed è questo amore che sarebbe bello esprimere, ciascuno con parole proprie.
Milano, la città a bassa valenza cromatica che spesso riduce la sua gamma di colori ad una scala di toni di grigio che la identificano come un luogo della maturità.
Milano, la città in cui la cultura giovanile, l’anima underground, non fanno quasi in tempo a manifestarsi che vengono subito riassorbite entro un approccio adulto ai problemi.
Milano, la città piccola rispetto al volano che sviluppa, che gioca la sua sopravvivenza nella fluidità della circolazione, la casa della moda e del design, della finanza e dell’editoria.
Milano, la città dal respiro internazionale, la sola in una Italia che si compiace del suo connaturato provincialismo.
Milano, la città che sempre ha accolto l’eccellenza di qualsiasi origine, che ha ospitato artisti e santi, Leonardo e Stendhal.
Da tutto questo bisogna partire per riappropriarsi dell’hic et nunc, per scattare un’istantanea senza pretese di oggettività ma che non rinuncia ad una ampiezza di visione.
Un’immagine in movimento, persino sfocata, che sarà utile a innescare quei processi di identificazione che creano il senso di comunità.
Usando le differenze per riconoscere le somiglianze.

2 commenti:

ScintillEdo ha detto...

"usando le differenze, per riconoscere le somiglianze".. Ed è ciò , nonostante la decantata Globalizzazione che "de facto" c'è, ma vogliamo a tutti i costi respingere, nei modi che affondano le radici nel peggior Medio Evo.

Stargirl ha detto...

Una città che offre sogni e speranza, a chi d giù, decide di trasferirsi su. Una città cosmopolita, seppur provinciale, al passo coi tempi, seppur di quartiere. Una città caotica, che negli angoli sperduti, nasconde gioielli di rara bellezza.

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Italia, Italia, Italy
A volte sento nel cuore una felicità inspiegabile: non ne ravvedo il motivo scatenante, zampillo gioia come una fontana che guarda al cielo. Io ho un SOGNO, che è più di niente.